Molto
è stato detto circa le prodigiose qualità di Ireneo Funes,
personaggio uscito dalla penna di Borges. Si tratta del protagonista
del brevissimo racconto pubblicato nel 1944, all'interno della
raccolta che segna il vertice dell'opera dell'argentino, le Ficciones
– racconto nato probabilmente come divertissement:
lo stesso autore ci suggerisce, nella prefazione alla seconda parte
dell'opera, Artificios,
di leggerlo semplicemente come “metàfora del insomnio”
- tema, quello dell'insonnia, spesso frequentato nelle sue pagine.
Eppure, come accade a tutti classici,
il racconto ha fatto pensare, ed ha preso un'altra strada. Il
personaggio ha acquisito una profondità imprevista, sganciandosi
dalle intenzioni allegoriche originarie per diventare secondo alcuni
emblema e anticipazione della memoria digitale, della memoria
infinita o, ancora meglio, dell'incapacità di dimenticare.