giovedì 27 febbraio 2014

Cosa so fare?

[Ospitiamo per la prima volta sul blog un intervento che non abbiamo scritto noi, per festeggiare la laurea di un nostro caro amico. Alla domanda "Che cosa so fare?", parte di un questionario universitario sulle abilità artistiche e grafiche sviluppate nel corso degli studi triennali, il giovane laureato ha risposto in questo modo, che abbiamo trovato irresistibilmente iroNico.]

Cosa so fare?

So arrotolare bene il filo del phon intorno al phon.
Faccio passare il cavo attorno al manico e alla parte superiore da cui esce l'aria, prima sull'uno e poi sull'altra. Il cavo è perfettamente dritto, in modo tale che non si formino nodi e rigiramenti vari; la presa poi la incastro nel cavo che è stato appena arrotolato. Quest'ultimo ha formato una perfetta rete lineare che ricorda una scacchiera ondulata. Il phon sarà così perfettamente accessibile se sistemato all'interno di una scatola contenente tanti oggetti, poiché il cavo non intralcerà la sua fuoriuscita. Il tutto viene realizzato in un tempo che va dai tre a cinque secondi.

Sono anche bravo a scrivere cose inutili.

domenica 9 febbraio 2014

Lisbona. Qualche appunto sconclusionato

La prima qualità che colpisce – diretto, agli occhi – il visitatore, è la luce del sole, bianchissima, che in pieno giorno si riflette a meridione sulla foce del Tago. Cammini per il Chiado, rivolgi lo sguardo al fiume (che è come un preannuncio di mare) e la luce ti inonda, motteggiando un miracolo; annulla i colori degli azulejos in un'istantanea chiarissima, sovraesposta. Non si tratta di un nitore toscano, di quelli che rendono più chiari i colori, più razionali gli spazi; si tratta di un lucore atlantico che abbaglia, confonde la vista. Perché Lisbona non è già più una città mediterranea. È una città limite, appesa all'estremo del vecchio continente, con un piede sull'ultimo sperone di roccia lusitano, e l'altro già immerso nell'oceano.

Si sarebbe portati quasi a crederci, al mito che la vuole fondata da Ulisse durante le sue errabonde navigazioni mediterranee; da Ulyssippo a Lisbona, l'etimo è breve. Mi immagino l'Ulisse dantesco approdare al sicuro, nel golfo protetto dalle acque grigio-verdi del Tago: giusto il tempo di fondare un'estrema città, prima di lanciarsi nella folle traversata della virtute e dell'ubrica canoscenza.