lunedì 15 aprile 2013

D'Holbach, l'apostolo della natura. Seconda parte


"Cercando di costruire un sistema filosofico coerente, d'Holbach finisce per intrecciare ateismo e naturalismo, finendo per deformare il secondo, che viene modellato sulla base di esigenze ateistiche e per indebolire il primo, dal momento che la scienza, per sua natura, si evolve e fa mancare il suo appoggio."

Così si concludeva l'intervento precedente, dedicato a mostrare come legando a doppio filo ateismo e naturalismo, si finisca per indebolire il secondo e deformare il primo. Questo, in buona sostanza, l'errore originario del Barone, destinato ad influenzare negativamente la formulazione di un ateismo filosofico maturo.

Occorre ora sviluppare la tesi e indicare quali altri problemi emergano da questo errore; primo tra tutti, il pericolo di un dogmatismo ateo.

giovedì 4 aprile 2013

D'Holbach, l'apostolo della natura. Prima parte


Il caso di d'Holbach è interessante per chiunque si occupi di ateismo e soprattutto di storia dell'ateismo. Non si tratta di studiare il materialismo ormai obsoleto di un grande intellettuale del Settecento, tutt'altro: si tratta di individuare archeologicamente una discendenza più o meno diretta che imparenti il ricco barone franco-tedesco alle più recenti esperienze italiane della UAAR e mostrarne, allo stesso tempo, la sostanziale identità d'impostazione teorica. Si tratta, in ultima analisi, di ripensare daccapo le basi dell'ateismo filosofico.

Capire il pensiero di d'Holbach, isolarne gli errori scientifici più grossolani, esaminare lo sviluppo delle sue posizioni nel corso degli ultimi tre secoli è di fondamentale importanza per comprendere come e perché l'ateismo filosofico abbia finora mancato di una matura elaborazione intellettuale. L'ateismo filosofico ha avuto, bisogna ammetterlo, cattivi padri fondatori.