L'esagerazione
è uno strumento della dialettica di Adorno. Quando il francofortese
dichiarava, sicuro di sé e delle sue teorie, che “scrivere
poesie dopo Auschwitz è un atto di barbarie”, le sue parole,
lungi da essere una semplice provocazione intellettuale, vanno prese
sul serio.
Scrivere
poesie, fare cultura dopo Auschwitz, è un “atto di barbarie”
perché la cultura ha fallito. Se è stato possibile, in uno dei
paesi intellettualmente più progrediti al mondo, eliminare
sistematicamente individui come capi di bestiame, allora la cultura
non era che spazzatura, macchiata per sempre dal marchio del nazismo.
Farla significherebbe rendersi complici della stessa civiltà che ha
creato Bach e i campi di sterminio.