martedì 28 febbraio 2012

Ichtus, pesci e turisti


Gesù cristo figlio di dio salvatore, voleva dire Ichtus – un po' come i patrioti italiani scrivevano Viva Verdi sui muri per omaggiare segretamente Vittorio Emanuele Re d'Italia – e che mi prenda questo ichtus, se nella chiesa di San Francesco che parlava agli animali, là sotto l'abside, nella cripta, dove la storia incrocia la storia e la datazione si fa complessa, mi prenda al volo se quelli non sono proprio due pesci rossi, due ichtus rossi.

Metto la monetina e fiat lux, 50 centesimi per illuminare una piscina sacra – come se non arrivassero a pagare le bollette, loro! – i mosaici incomprensibili si mettono a tremolare sotto l'acqua limipida e pesci, pesci rossi e pesci bianchi che mi vengono in contro, boccheggiano e a fianco a me boccheggia il turista, tirchio, non ha voluto metterci i soldi e adesso ne approfitta per meravigliarsi.

Che gli prenda un colpo se quelli non sono due ichtus, che gli boccheggiano davanti – ma c'è l'acqua? Ci sono i pesci? mi chiede, sporgendo la testa. Sì, sì, è tutto vero, qua c'è l'acqua e i pesci ma non spandiamo la voce, non vorrei che c'aprissero una pescheria, visti i tempi di crisi - e di mercanti, in chiesa, bastano quelli che chiedono i soldi per l'ichtus.

sabato 25 febbraio 2012

Qualche pensiero sul postmodernismo. Parte seconda.



Abbiamo analizzato il pensiero di Simon Reynolds riguardo alla retromania, idea che interessa il campo della musica popolare quanto quello della moda e dell'arte contemporanea.

La paralisi creativa che investe questi campi sarebbe misurabile dall'emergere di nuovi fenomeni quali revival e stili musicali sincretisti o “archivistici”; paralisi in parte originata dalla rivoluzionaria pervasività della documentazione digitale.

venerdì 24 febbraio 2012

Zeusi e l'inganno

Si dice che Zeusi avesse raggiunto tale maestria nella sua arte che dipingendo un grappolo d'uva su un muro, gli uccellini si scheggiarono il becco per riuscire a mangiarne i chicchi. L'abilità dell'artista si misurava con l'inganno, suscitando ammirazione infinita sugli ingannati. 
 

venerdì 10 febbraio 2012

Attorno a "boh!"


Un'oasi d'insicurezza, una bolla di mistero. Bisogna studiare le leggi meccaniche che regolano l'uso di questo Verbo mistico, scoprirne la dinamica interna. Quanto più la domanda si fa pressante, tanto più la risposta si corazza, s'appesantisce, s'impantana. Poi lo scatto, la redenzione, la sublimazione nell'oscura deissi gutturale: boh.


giovedì 9 febbraio 2012

Qualche pensiero sul postmodernismo. Parte prima.


Tra le varie immagini dell'ultimo film di Sorrentino, This must be the place, ce n'è una che, a distanza di ormai qualche mese, ricordiamo di una rara forza espressiva. Il rocker fallito, simbolo dell'immobilismo musicale degli ultimi anni, maschera di se stesso, è alla ricerca dell'aguzzino nazista del padre. Riesce a rintracciarlo, ormai più che ottuagenario, dentro un caravan, solo nel bel mezzo della Siberia.

Faccia a faccia con l'orrore, Cheyenne porta la mano alla tasca; ci aspettiamo che tiri fuori un'arma, per farla finita col passato e completare una volta per tutte la vendetta. Ma ecco che invece dalla tasca emerge una macchina fotografica, l'avvicina al viso del gerarca, e il flash fa le veci dello sparo. Un passato immortalato per sempre dal semplice gesto del rocker, invece di essere distrutto come merita.

domenica 5 febbraio 2012

La serendipica scartata #2

Spalare la neve

È da un po' di tempo, non troppo a dire la verità, che gira per la Rete una foto interessante quanto provocante: un gruppo di baldanzosi giovani armati di vanghe, sorridenti dietro la bandiera del loro partito, in una tenera fotoricordo prima dell'immane travaglio. Chilometri quadrati da spalare, bianco ghiaccio siberiano crepamani – e questi magnifici aitanti volontari pronti a sacrificarsi per la cittadinanza, in nome della politica attiva. Ce n'è abbastanza per far piangere vedove, altroché.


Chissà, chissà se fosse stata merda, penso, chissà se ci sarebbero andati lo stesso a spalare. Ma non solo i chilometri quadrati di loro cugina-camerata-alla-lontana Piazza Kennedy, no: voglio più romanticismo, più azione. Spalare tutta la merda che il loro partito mi ha fatto ingoiare a forza, nei salotti televisivi, nei culi danzanti, nelle barzelette, nelle canzoncielle napulitane, dietro le risate di Mamma Europa. Solo, mi dico, non saprebbero dove metterla tutta quella merda, tanta ne hanno fatta. E già le discariche son piene.

venerdì 3 febbraio 2012

Adriatico femmina, adriatico tenue


Adriatico femmina, adriatico tenue, ho pensato, adriatico pavido che non sa d'esser mare, adriatico acquarello, adriatico indeciso, che non prende ma regala. Mo guarda, lascia che la terra gli porti via la luce!, ho pensato – che razza di vile d'un mare. Per il molo lungo passeggio e questo mare calmo e verde mi ruzzola in testa s'appiccica ad aggettivi.