Le dame di Monte Sassone
Il tempo sfilacciato di una vita
ché nulla può farci l’ago
ha avuto forse pietà di noi
delle case abbandonate quando
il passo del giaguaro
seminava grida pari
al crollo delle terre
sotto il bacio dell’aratro
quando il seme inselvatichiva
e la mala pianta taceva
i segreti andati in fiamme
quando gonfie nubi ferrose
s’alzavano sulle rovine
e i custodi di sale ricolme
di bronzi e di giade
lasciavano che il filo delle lame
si dipanasse ai loro piedi
quando
quando
quando
*
e a fare come il cavaliere,
che all’ago preferì i telai d’oro
delle dame di monte Sassone
- si badi alla luce delle vesti
come un tempio il cui marmo
sia inciso nel fuoco di costellazioni
ma spolpando il frutto della luce
il succo ripugna
come un porcaro
vestito da signore –
e il cui corpo sbriciolato
fu gettato dalla furia del serpente
giù nell’ombra della terra
fino a fare minerale del pensiero,
noi cosa perderemmo
e cosa avremmo al sicuro ora
che il secco si beve tutto
che i lembi del lago hanno branchie
da cui svapora l’oro dei campi?
Da I Santuari
Dormivano tutti. Nel buio del formicaio s’aprivano uova, larve bianche cadevano sulla sabbia bianca. La terra, giù in fondo, era tutta pietra e putridume, il cielo pesava quintali.
Si fece il profilo, poi la forma si raccolse tutta in una sete. L’alba venne bianca in un ronzio. Fu come aprire il reame dell’oro, lasciare la chiave agli stormi, credere che un solo respiro destasse i sogni dalle acque.
Il mistero che il mondo ha fatto concreto (sentire: respiro che apre le cellule, beve la nostra fame e si attacca alla luce in fondo alle vene) si rovescia, ruote all’aria, immerso dentro il fango.
Allora, diremo che il tempo ci ha portato via tutto, la strada, gli ulivi, le nuvole che s’ammassavano, i monti scagliati da un fulmine vile. E i germogli, che forano l’aria minerale spessa centimetri.
Credo al burro, quando scioglie e spande dappertutto l’odore morbido che prende le ore per la coda. Chiedo se l’odore andrà mai via, perché aleggia come voce, e so quanto mi sia caro, ma poi penso che la stella che apre il mattino un giorno brillerà come fosse luce cava e tutto il minerale sarà vetro sparpagliato senza voce, senza piante, senza un passo e allora passa
l’odore del burro.
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