sabato 11 agosto 2012

L'altra romagna. Risposta a Elia.

[Rispondo con una vecchia poesia alla precedente poesia di Elia. L'idea è quella di delineare una geografia personale, un buon localismo, attraverso l'esercizio della parola poetica. Versi nati per caso, dalla noia. Il treno si era bloccato per ore, a causa di non so quali problemi, nel mezzo del niente, in piena campagna romagnola.]


Provo ancora meraviglia, l'ammetto.
Poso il libro e guardo fuori: attorno
indaffarati passeggeri senza

nome. Indifferenti al mistero
d'una rinascita tacita e lieve -
sono i peschi in fiore, e i mandorli.

Un pulviscolo rosa o innevato,
gocce casuali di nuovo colore:
ecco ciò che stordisce il mio sguardo.

Lontani nel turchese gli Appennini:
ma qui non v'è quel movimento. Solo
un ampio respiro di pianura

e logici filari allineati.
Provo ancora meraviglia, l'ammetto:
nessuna mente divina potrebbe

ambire a tale bellezza. Lascio
voi ai vostri impegni. Guardo
altrove. Silenzioso sono e assente.

E se anche fosse soltanto finzione,
nulla più di un attimo ubriaco,
sarebbe il reale ad aver torto –

e varrebbe la pena di restare
bocca aperta davanti all'illusione.



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