S.
Salvatore in Summano
Ecco il
nome che si staglia sotto apre
gli occhi
appoggiati agli sguardi, solco
vuoto che
attraversa, l’ombra del dio asciutta farsi
protesa
tutto
recasse una firma, l’ombra
di una
sola scrittura franante sotto
gelasse,
gelasse il cuore dei sassi
aprisse
una strada rovina
facesse a
noi aria, cascasse la pietra
rovina
detriti macerie
cielo. un
largo imbuto d’aria tutto sopra
sopra il
cotto sopra la roverella
sopra il
sopra dell’altare sopra il
tutto
lontananza.
che forse non vorremmo
ma ci è
data nel respiro, raggrumata
nello
sputo infilato a forza dentro
tutto
giove.
plutoni. calore sotterraneo della terra
ombre
lisce nelle pietre del regno
corone e
monili e monete, il tesoro il
tutto
eccoci
perduti in povertà e malattie
lasciata
la catena inchiodata alla cima
del sasso
più antico che gli anni possano
coi denti
erodere e addormentare
in quale
sonno?
e i sogni
che un punteruolo scava nel naufragio
della
veggenza
e i nidi
di rondine e le ceneri sotto la crosta
quale
sonno quale sonno
la venuta
della fiamma, un sole piccolo
la natura
della valle
la natura
della luce appena
appena,
una screpolatura.
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