1)
Che ne fu
o sarà di bontà
del
declino del mangiare
e del
campo, piana o terra
del
legarsi e del
legame …
cose a cui
dare la caccia
che filtra
il setaccio e le
ammolla
in luce
ma la
speranza era raccolta
nell’interrogatorio.
Non c’era
risposta.
Io non
sapevo dell’incastro
né del
personale esser grato
al
contesto e alle pedine
al volere
disarmato.
2)
concilio
maturare
ripidare
scoscendere
e assalire
rotta in
piana,
slargante
fuochi e rame
concitata.
Nulla ha
del ricatto
del
valore, del martirio:
è la
propaggine
bianca, il
paladino in testa.
Dio elettrico del monte
adora
Traliccio di potenze
indora.
3)
sorte del borgo
bruciati i
bestiali
della
vestizione
e le chiare, i morti
fiato
corto di cani,
di lume
fu la
madre
stupore grato
a farne
roccia, setola e lucore
vuota
l’ospitalità,
cauto
l’ospite selvatico
immobile
strenua,
la forza
s’impunta
nella pista,
il nido
nella trave.
4)
Adesso
in presenza
o
attenzione
sociale
all’equilibrio
al tronco
vivo, a un
raschio
nel motivo
( )
se il voto
sia arnia
soldati a
sigillo, a terrore
sospeso su
in cima
piombato
sul caro
se
l’esser-ci covi un
salto
nel cavo
del passo
mira e poi
spezza
soffice
sesso ,
miri il
sereno
colto tutto in seno.
5)
Non mi
appartiene il cantiere, conforto conforme a normative nel campo nemico, ma
attenzione, all’inquieta e irrefrenabile espansione.
Il luogo
di trapasso: nient’altro che una porta, vi si giunga dispersi o finemente
lavorati, intagliati. L’ombra ci protende in anse cupe, chili maldestri buttati
dentro il mucchio alla rinfusa; da qui, l’arte della mano e della forma a
trarne il Vero fiero, il Vero-cavaliere.
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