Il sonno della spiaggia viene rotto
da un pianto sommesso.
Nella canicola ascolto parole.
“Oddio, che ha fatto?” “Non so, giocava”
Il tono di voce tradisce la paura.
Tutto si fa più concitato, più veloce,
più frenetico sopra al lamento
che non accenna a smettere.
"Federico! Federico che hai mangiato?"
"Aveva in mano una conchiglia"
"Oddio soffoca! Sta soffocando!"
"Chiamate un dottore! C'è un dottore?"
Il bimbo è un giocattolo rotto.
Infilano le dita nella bocca, troppo stretta,
vedo intuizioni di sangue. “Un'ambulanza!”
Il panico s'è alzato come vento marino,
silenzioso, inaspettato, incrementale.
Equilibri cambiano, movimenti s'arrestano:
frasi affastellate a rivelare l'importanza dell'evento.
Un gesto rimane prima della fine della
storia: la madre che asciuga le lacrime del figlio
e il figlio che guarda quelle della madre.
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