Spalare la neve
È da un
po' di tempo, non troppo a dire la verità, che gira per la Rete una
foto interessante quanto provocante: un gruppo di baldanzosi giovani
armati di vanghe, sorridenti dietro la bandiera del loro partito, in
una tenera fotoricordo prima dell'immane travaglio. Chilometri
quadrati da spalare, bianco ghiaccio siberiano crepamani – e questi
magnifici aitanti volontari pronti a sacrificarsi per la
cittadinanza, in nome della politica attiva. Ce n'è abbastanza per
far piangere vedove, altroché.
Chissà,
chissà se fosse stata merda, penso, chissà se ci sarebbero andati
lo stesso a spalare. Ma non solo i chilometri quadrati di loro
cugina-camerata-alla-lontana Piazza Kennedy, no: voglio più
romanticismo, più azione. Spalare tutta la merda che il loro partito
mi ha fatto ingoiare a forza, nei salotti televisivi, nei culi
danzanti, nelle barzelette, nelle canzoncielle napulitane, dietro le
risate di Mamma Europa. Solo, mi dico, non saprebbero dove metterla
tutta quella merda, tanta ne hanno fatta. E già le discariche son
piene.
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