mercoledì 6 ottobre 2010

Introduzione a "Ravenna, la città che vorrei" di Fabrizio Varesco

[Un pensiero a tutti gli spettatori che si stanno godendo la prima del documentario di Fabrizio sulla "nostra" città a San Domenico, nonché agli amici che hanno partecipato alla sua realizzazione; mi spiace non esserci, perciò vi dedico simbolicamente questo intervento.

Mi è stata data l'occasione di scrivere un breve testo come introduzione al documentario, che sentirete recitato in apertura (anche se parzialmente modificato) dalla voce di Tondini. Si tratta di una sorta di carrellata istantanea, di una descrizione incerta di varie zone o aspetti di Ravenna, balbettante ed alleniana.

Lo pubblico di seguito per varie ragioni: sana pubblicità (potete vederlo gratuitamente a San Domenico, in fondo a Via Cavour, vicino al Mercato Coperto); riconoscenza al Varesco per l'opportunità; integrazione, anche se indiretta, agli interventi precedenti sulla geografia; per far conoscere la versione primitiva dello scritto.

Sarebbe stimolante sapere le impressioni che ha fatto il documentario ai suoi "primi" spettatori:lo spazio dei commenti al post è aperto anche e soprattutto a vostre possibili interferenze circa il lavoro visivo.]


"Ravenna, Ravenna.

Capitolo uno.
Era nato e cresciuto a Ravenna. Amava tutto della sua città: le dimensioni, la storia, il clima, il centro.
Non  avrebbe mai potuto immaginare la sua vita senza – non sarebbe mai riuscito ad immaginarsi...

No, no, no. Non va bene per niente.
Allora, ricominciamo.

Ravenna era la sua città. Ogni strada, ogni più insignificante particolare del paesaggio suscitava in lui antiche emozioni. Era come se ogni pietra fosse impregnata di memorie ed esperienze.
Si ricordava di quella volta con lei, di sera, a passeggiare lungo le inferriate di San Vitale. Come era bella! D’un tratto s’avvicinarono, e –

Che cosa c’entra? Ci mancava solo la solita storia d’amore.
Dai, sforzati un pochetto di più, che ti costa?

Più precisi, più analitici. Dati: ci vogliono dati. Si tratta o no di un documentario?

Ravenna: superficie 652 km²;  altitudine: 4 metri sul livello del mare; aopolazione: 157.479 abitanti; 8 monumenti dichiarati patrimonio dell’umanità; lavoro: tasso d’occupazione maschile 67% - 35° posizione nazionale; tasso d’occupazione femminile 61,3% - 6° posizione nazionale; popolazione di cittadinanza straniera: 17.190 – tasso d’immigrazione 28,1...          

Dio mio, che distacco! Inizio troppo freddo. I numeri spaventano – non funziona.
Concentrati, raccogli le idee, dai un qualche taglio alla descrizione:

La Ravenna Antica: sì, la capitale storica, dissoluta, l’imprendibile roccaforte bizantina, circondata dal fango e difesa dalle zanzare. Ancora con la Storia! No e poi no.

La Ravenna industriale: il deserto rosso cigolante e sbuffante, ricoperto di scheletri ferrosi e nuche d’altiforni, la Darsena, il puzzo... No, passato, cliché.

Allora proviamo con la Ravenna edonista che ride si droga e s’ubriaca i sabati sera d’estate: le macchine a passo d’uomo in cerca del parcheggio, la sabbia nelle scarpe, le strilla delle ragazzine, le facce impallidite davanti agli etilometri – peggio di prima.  Retorico, verboso.

No, allora, la Ravenna della Resistenza: i vecchietti che parlano dialetto al bar, in stazione, e che rischiano i frontali tagliando le rotonde, le vecchine che sparlano sotto la mia finestra del loro vicino.

E allora perché non la Ravenna Immigrata, che aiuta a parcheggiare in piazza Kennedy e vende collanine d’estate, in riva al mare? Fosse così semplice...

Forse la Ravenna Limitrofa? I lidi, i paesini dimenticati, Savio, San Zaccaria, le prime colline, Bertinoro, la dolce campagna romagnola?

Oppure la Ravenna dei luoghi comuni, mosaici e Mirabilandia.
Ah sì, proprio un bel documentario verrebbe fuori.

Fermati un attimo.
Dovevi scrivere un’introduzione e sei riuscito soltanto a raccozzare memorie d’infanzia o immagini ricorrenti, con un disordine che non si lascerà domare facilmente.

Forse una sola introduzione non basta.
Per capire una città occorre raccontarla più e più volte, da diverse voci, in diversi tempi – e l’immagine composta dal coro delle voci, quella sarà la vera città."

2 commenti:

  1. pensa che anchio ho scritto un piccolo posto con due righe della mia intervista sul blog!
    comunque introduzione veramente bellissima

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  2. Visto tutto: http://appuntitaleo.blogspot.com/2010/09/fine-intervista.html

    Ti ringrazio, spagnolito! Fammi un fischio appena torni, ché voglio sapere come si vive a Valencia.

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