Quanto
può influire lo spazio sul pensiero? Assomigliamo forse più al
nostro dove, che al nostro quando.
La
posizione di Vernant è chiara: la nascita di un pensiero razionale e
laico, l'emergere di un logos capace di contrapporsi ad un
mythos, è indissolubilmente legata alla inedita dimensione
spaziale che gli ha fatto da quinta storica: la polis.
Nella sua forma, la filosofia si ricollega in modo diretto all'universo spirituale che ci è sembrato definire l'ordine della città, caratterizzato appunto da una laicizzazione, da una razionalizzazione della vita sociale. Ma la dipendenza della filosofia dalle istituzione della polis si manifesta anche nel suo contenuto. (...) Per costruire nuove cosmologie, essi [i milesi] hanno utilizzato le nozioni elaborate dal pensiero morale e politico, hanno proiettato sul mondo della natura quella concezione dell'ordine e della legge che, trionfando nella città, aveva fatto del mondo umano un kosmos. [J-P. Vernant, Le origini del pensiero greco, Milano, pag. 105]
Un
luogo nuovo, geometrico; un centro che misura ogni relazione umana
secondo le stesse leggi, gli stessi parametri, uguali per tutti; un
luogo in cui il potere è detenuto dalla legge, e quindi da tutti, per
parentesi temporali brevi e regolate, in cui ognuno è sottoposto al
giudizio di tutti.
Questo
è il luogo "politico" che ha interferito con la storia del
pensiero inducendo una razionalizzazione del discorso, forgiando una
scaltrezza intellettuale capace di sottoporre a critica i discorsi di
chiunque, infrangendo il mutismo dell'autorità e della sacralità, e
infine sottoponendo all'intelligenza pubblica le argomentazioni a
supporto o contro qualsivoglia tesi.
L'agorà
è il luogo dell'orizzontalità della relazioni, così come la
filosofia è il luogo dell'orizzontalità dei discorsi.
Ma
quale spazio oggi? Quale geometria? Atene, la Ur-polis, è un
agglomerato incoerente di condomini, ribollente di traffico.
Salonicco, la seconda città del paese, una città anonima tagliata
in due da una strada perennemente congestionata, priva di un vero e
proprio centro, di un progetto urbanistico coeso. Dal kosmos al chaos.
E
quale pensiero in questi luoghi? Quale interferenza è possibile, se
non il cinismo e la rassegnazione? La protesta rabbiosa e
inarticolata di chi è già certo che la sua voce si perderà tra
migliaia di altri suoni, in un luogo che non ha centro, che non offre
ascolto, attraversato da traiettorie confuse e isolate, incurante
perché condannato alla bruttezza; e allo stesso modo ignorante,
perché afflitto da una disillusione endemica.
Somiglia
all'Italia, o a certe parti d'Italia, questa Grecia disarmata, questa
Grecia asfissiante: doppiamente struggente per il visitatore, perché
alla miseria si aggiunge la pena per un contrappasso assurdo.
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