Parte terza. Il non-finito come eliminazione della sprezzatura.
Altra
ipotesi potrebbe essere quella che tenta di spiegare l'esteticità
del non-finito misurandone la vicinanza all'intenzione dell'artista.
Ovvero: non potrebbe forse essere che il non-finito sia così
affascinante proprio perché, attraverso il progetto artistico che
ancora emerge dai bozzetti e dagli accenni, siamo come avvicinati
alle intenzioni dell'artista?
Si
potrebbe paragonare l'opera completa al paesaggio che s'espande dal
belvedere, la bellezza che emerge per la completezza del colpo
d'occhio, per l'armonia dell'insieme; il non-finito sarebbe in questo
caso la carta topografica, che rivela altitudini e depressioni,
toponomastiche ed orografia.
Il
non-finito permetterebbe all'interprete un avvicinamento all'artista,
eliminerebbe una volta per tutte la cosiddetta “sprezzatura”,
ovvero l'arte di celare l'arte. Perché se può esser vero, come dice
il Castiglione, che:
“(...)
si
po dire quella essere vera arte, che non pare essere arte; né più
in altro si ha da poner studio che nella nasconderla: perché, se è
scoperta, leva in tutto il credito e fa l’omo poco estimato”
allora
è anche vero che proprio dall'eliminazione della sprezzatura
potrebbe nascere il fenomeno estetico del non-finito.
Esso
rivelerebbe la tecnica, lo studio, la fatica dell'artista; le sue
incertezze, le goffaggini dello stile. Renderebbe l'opera più umana,
più vicina al suo interprete, meno divinamente perfetta e
rigidamente chiusa in sé stessa. In questo consisterebbe, da ultimo,
il fascino del non-finito.
Si
potrebbe però obiettare a questa conclusione che si sta
deliberatamente avvicinando il non-finito allo studio
dell'opera, ai suoi bozzetti preparatori, agli appunti presi prima di
cimentarsi nell'opera vera e propria. È non-finito anche questo? O
non è piuttosto una sua variante?
Quest'ultima
ipotesi pare più convincente: il non-finito del bozzetto è diverso
da quello dell'opera originale. Nel primo caso, l'artista si
concentra legittimamente sugli aspetti che più lo interessano,
lascia andare l'immaginazione, cerca di applicare più rigidamente le
regole. Il non-finito del bozzetto è quindi preparatorio, formale,
una sorta d'immagine in fieri dell'opera che sta per venire
alla luce, volutamente incompleto e finalizzato alla compiutezza.
Nel
secondo caso, il non-finito è accidentale, e riguarda la
sostanza dell'opera d'arte, che doveva essere ultimata,
eppure, per un motivo o per un altro, non ha potuto esserlo. Sono
dunque la mancanza di compiutezza, il senso di perdita
d'armonia d'insieme, l'irreparabilità del danno i sentimenti che
rientrano in questa categoria estetica.
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