domenica 24 giugno 2012

Sul non-finito. Il non-finito e la sprezzatura.


Parte terza. Il non-finito come eliminazione della sprezzatura. 

Altra ipotesi potrebbe essere quella che tenta di spiegare l'esteticità del non-finito misurandone la vicinanza all'intenzione dell'artista. Ovvero: non potrebbe forse essere che il non-finito sia così affascinante proprio perché, attraverso il progetto artistico che ancora emerge dai bozzetti e dagli accenni, siamo come avvicinati alle intenzioni dell'artista?

Si potrebbe paragonare l'opera completa al paesaggio che s'espande dal belvedere, la bellezza che emerge per la completezza del colpo d'occhio, per l'armonia dell'insieme; il non-finito sarebbe in questo caso la carta topografica, che rivela altitudini e depressioni, toponomastiche ed orografia.


Il non-finito permetterebbe all'interprete un avvicinamento all'artista, eliminerebbe una volta per tutte la cosiddetta “sprezzatura”, ovvero l'arte di celare l'arte. Perché se può esser vero, come dice il Castiglione, che:

“(...) si po dire quella essere vera arte, che non pare essere arte; né più in altro si ha da poner studio che nella nasconderla: perché, se è scoperta, leva in tutto il credito e fa l’omo poco estimato”

allora è anche vero che proprio dall'eliminazione della sprezzatura potrebbe nascere il fenomeno estetico del non-finito.

Esso rivelerebbe la tecnica, lo studio, la fatica dell'artista; le sue incertezze, le goffaggini dello stile. Renderebbe l'opera più umana, più vicina al suo interprete, meno divinamente perfetta e rigidamente chiusa in sé stessa. In questo consisterebbe, da ultimo, il fascino del non-finito.

Si potrebbe però obiettare a questa conclusione che si sta deliberatamente avvicinando il non-finito allo studio dell'opera, ai suoi bozzetti preparatori, agli appunti presi prima di cimentarsi nell'opera vera e propria. È non-finito anche questo? O non è piuttosto una sua variante?

Quest'ultima ipotesi pare più convincente: il non-finito del bozzetto è diverso da quello dell'opera originale. Nel primo caso, l'artista si concentra legittimamente sugli aspetti che più lo interessano, lascia andare l'immaginazione, cerca di applicare più rigidamente le regole. Il non-finito del bozzetto è quindi preparatorio, formale, una sorta d'immagine in fieri dell'opera che sta per venire alla luce, volutamente incompleto e finalizzato alla compiutezza.

Nel secondo caso, il non-finito è accidentale, e riguarda la sostanza dell'opera d'arte, che doveva essere ultimata, eppure, per un motivo o per un altro, non ha potuto esserlo. Sono dunque la mancanza di compiutezza, il senso di perdita d'armonia d'insieme, l'irreparabilità del danno i sentimenti che rientrano in questa categoria estetica.

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