NUOVA POESIA ESOTERICA
Recensione della raccolta "Altrove" di Matteo Zambrini
La poesia che Matteo Zambrini ci propone nella sua prima raccolta, intitolata significativamente “Altrove”, risente dell’imprescindibile congiunzione fra spirito terreno e spirito ultraterreno, rivelata nell’intima natura circolare che tale lavoro assume nel corso del suo svelarsi al lettore.
Zambrini penetra un mondo duplice, il mondo del “qui” e quello dell’”altrove”, unificando l’andamento di queste realtà attraverso un sapiente uso della parola, carica di suggestioni metafisiche e capace di proiettare il sentimento al di là della coltre materialistica tanto cara alla contemporaneità.
Una poesia, dunque, che rende attuali alcuni fra i temi portanti della grande poesia esoterica del novecento: dalla lirica cosmica di Arturo Onofri (In questa zolla di cosmo / di un baratro si scorge il fondo / e forse so di cosa soffro), passando attraverso densi confronti esistenziali che ricordano alcuni passaggi del Pessoa più ermetico (il tu e l’io / son terre aride / riarse di luce riflessa), per giungere infine alla dimensione “iniziatica”, ricorrente in diversi momenti dell’opera.
In Stanze si legge infatti quasi un monito a non oltrepassare la percezione sensibile nel tentativo di esplorare zone a noi precluse dall’esistenza quotidiana (Non visitare / Le stanze segrete del mare / Nel mare stesso / La ragione perderesti) per restare laddove la vita non chiede altro che di essere vissuta nelle sue manifestazioni più “accessibili” (Contentati di mormorii di conchiglie / E giochi di correnti / Non oltre risiede la felicità).
Diverso è il messaggio che traspare da Un nido, in cui la selva oscura di dantesca memoria rappresenta la grande ombra che ognuno di noi deve attraversare per giungere alla consapevolezza si sé (Ma tu stesso all’alba / Penetra la fitta foresta / E nessuno spezzi rami per te).
La ricerca di una dimensione “altra” viene svelata anche nelle liriche descrittive: in Mattino, ad esempio, porte socchiuse / tralasciano scorci indistinti / lingue di luce scucita / sospesa sui bordi dell’anima , mentre in Notturno voci di un buio primigenio / Cantano la cifra limpida / del tuo iride immutato.
Il giorno e la notte si fanno messaggeri di realtà superne, di cui l’uomo riceve gli influssi necessari per poi volgersi, con occhio maturo, alla contemplazione di quel che lo circonda (All’imbrunire lasciar / pendere lo sguardo / sulle gote d’un colle / incinte di un / bisbiglio primigenio (…) sentire vivo il sottosuolo / pesarmi il passo / votarsi a cicli sommersi).
Una poesia misteriosa, protesa verso quell’altrove che, come diceva Rudolf Steiner, ognuno è in grado di penetrare una volta affrontata la preparazione spirituale necessaria.
Matteo Zambrini, Altrove, Società Editrice “Il Ponte Vecchio”, Cesena 2009, pp. 37
credo sia una fortuna che autori quali Zambrini esistano. o come lo stesso Tazzari.
RispondiEliminala letteratura italiana necessita di poeti ( o più in generale scrittori) che possano guidare il lettore verso un altrove,non più confinato al di là di orizzonti metafisici preclusi ai profani.
con la giusta preparazione spirituale è possibile valicare anche le montagne più alte, aspre e buie.