Lascio perdere i mali pensieri nell’ombra dell’osteria.
Il fresco d’un maggio immaturo solletica l’aria.
Avventori seduti parlottano, ridacchiano
Sembrano allegri, sembrano tristi.
Lei pare stanca, non saprei dire perché; lui boccoli bianchi
E fronte ampia, brillantina. Le tiene la mano lentigginosa.
“Uno spumante! e dei migliori, grazie.” Sorriso di calce.
come durante un’interrogazione. Quale sarà?
Frugano tra le bottiglie, in cerca di quella giusta -
Sfrigola il bicchiere e bacia le molli labbra di rossetto.
“No, non ci siamo. Questo vino è andato.” “Mi scusi, lo cambieremo.
Le apro un’altra bottiglia.” Compassione. “No - lascia stare.
Prendo quello che avete d’aperto. Lascia stare”.
tu che non conosci, tu che non sei in grado, tu che non capisci.
Sopporterò per questa volta. Sopporteremo con sdegno.
Escono ridendo e non so se ridere anch’io o tacere d’amaro.
come se il torto l’avessi subito io, e mi vergogno.
Quante forme ha la violenza? Quali altre maschere
Nasconderanno l’umiliazione? Da quale sporco
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